LISBONA - Se non è un en plein poco ci manca. Tre su cinque dei premi elargiti annualmente da
Easd, la società europea per lo studio del diabete che oggi apre i lavori del suo congresso a Lisbona, vanno a giovani ricercatori italiani. Una donna,
Teresa Mezza, dell'Università Cattolica di Roma,
Ernesto Maddaloni dell'Università Campus Bio-Medico di Roma e
Giuseppe Daniele dell'Università di Pisa.
Gongola Giorgio Sesti, il presidente della Sid, la società italiana di diabetologia, che da anni sottolinea il ruolo di primo piano della diabetologia italiana nel panorama internazionale. Team di primo piano nella ricerca scientifica, ma anche una rete diabetologica grazie alla quale l'Italia è il paese occidentale con il più basso tasso di emoglobina glicata e di complicanze croniche, nonché di eccesso di mortalità nei diabetici. E giovani ricercatori, come quelli premiati qui, rinnovano la ricerca scientifica.
Teresa Mezza ha inoltre - seconda italiana di sempre - vinto anche il Rising Star Fellowship Programme per le sue ricerche sulla plasticità delle cellule pancreatiche. L'idea - innovativa - è studiare le cellule che producono insulina nelle persone che, nonostante i molti fattori di rischio, non sviluppano malattia. In collaborazione con i chirurghi, Mezza riesce a capire come le beta cellule reagiscono, si trasformano e difendono dal diabete. L'idea di fondo è che, capiti i meccanismi, si possano sviluppare nuove terapie. Ed è entusiasta anche il suo mentore, il professor Andrea Giaccari, del dipartimento di Endocrinologia del policlinico universitario Gemelli, sotto la cui guida Mezza si è laureata, prima di andare a studiare allo Joslin Center della Harvard University, uno dei più rinomati centri mondiali per lo studio del diabete. "È un successo della diabetologia italiana - sorride - e degli sforzi maggiori che i nostri giovani devono compiere per raggiungere il successo con i mezzi che abbiamo a disposizione".
Fonte www.repubblica.it