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Potenza, 13 settembre 2017


Diabete, la pillola che fa ridurre l'insulina

Presentato al congresso europeo Easd, uno studio che consente di ridurre le dosi nei diabetici di tipo 1. Migliorando anche i parametri metabolici. Tra i 19 paesi che hanno testato il farmaco anche l'Italia

LISBONA -  Si parla anche di tipo 1, a Lisbona, al congresso europeo Easd, la società europea per la cura del diabete, che riunisce in questa città dalla luce abbagliante circa quindicimila diabetologi di tutto il mondo. Pazienti - quelli con diabete di tipo 1 - che hanno una malattia autoimmune e sono circa il 10 per cento del totale (in Italia circa trecentomila), ma che fino ad oggi hanno scarse opzioni terapeutiche visto che possono curarsi solo con insulina.
 
Lo studio. Una novità potrebbe però arrivare dai risultati dello studio di fase 3 Tandem, presentato proprio stamattina nell'affollatissima sala Roma alla platea Easd, che riguarda 133 centri di 19 paesi diversi. E i cui risultati sono appena stati pubblicati sul New England Journal of Medicine. Lo studio, in doppio cieco, ha analizzato 1402 pazienti con diabete di tipo 1, in trattamento con insulina (sia iniezioni che con microinfusori) per verificare se aggiungendo sotaglifozin al dosaggio di 400 mg al giorno (o placebo nell'altro gruppo) si potevano ottenere risultati aggiuntivi.

Quei risultati ci sono stati e li racconta Paolo Pozzilli, del policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma e unico centro italiano a far parte dello studio. "Il farmaco, che è una pillola che si somministra per via orale a colazione, è riuscito ad abbassare la glicemia e l'emoglobina glicata di quasi un punto - spiega Pozzilli - permettendoci di ridurre la dose di insulina del 30 per cento con i boli, con la diminuzione conseguente di complicanze nel lungo periodo". Ma anche di quelle a breve, come sbalzi della glicemia o addirittura ipoglicemie, eventi molto temuti dai malati.
 
Il trial clinico è durato 24 settimane e ha permesso di arrivare a significative riduzioni della somministrazione di insulina, stabilizzazioni della pressione (meno 3,5 mm Hg) e ha favorito anche la perdita di peso (meno 2,98 kg). Oltre a una stabilizzazione dell'emoglobina glicata, con il 30 per cento di pazienti in più a target sotto il 7%, segnale di buon controllo metabolico.

"Questo farmaco - spiega Pozzilli - fa parte della classe degli inibitori del riassorbimento del glucosio a livello renale. Glucosio che quindi viene eliminato con le urine. Inoltre è in grado anche di ridurre l'assorbimento a livello intestinale". Sotaglifozin appartiene ad una famiglia finora testata solo per il diabete di tipo 2, entrerà in commercio tra circa un anno e la speranza dei ricercatori è che - come molecole cugine sono riuscite a fare per il diabete di tipo 2 - riesca anche a ridurre la mortalità nei pazienti con diabete di tipo1.
 
Si tratta in ogni caso di un farmaco aggiuntivo all'insulina, come titola l'editoriale del New England. "Per la prima volta da quando fu introdotta l'insulina, ormai quasi cento anni - conclude Pozzilli - abbiamo però una compressa efficace nel trattamento del diabete di tipo 1. Non sostituisce l'insulina ma ne riduce le dosi e soprattutto migliora di molto le glicemie giornaliere limitando le ipoglicemie. Un risultato davvero importante per i pazienti con diabete di tipo 1". 

E invita alla prudenza anche Giorgio Sesti, presidente Sid, la società italiana di diabetologia. "Il dato scientifico è stimolante - premette - ma non vorrei che i pazienti pensassero di poter fare a meno dell'insulina. O di poterla ridurre prendendo la pillola. Non c'è ancora infatti un protocollo da applicare per come scalare l'insulina, nei tempi e nelle quantità, aggiungendo questa molecola in modo da evitare il grande rischio della chetoacidosi. Quando ci sarà sarò felice di applicarlo. Ma abbiamo tempo perché, tra registrazioni varie, non credo sarà disponibile prima di tre anni".
 
 

Fonte www.repubblica.it



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