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Potenza, 27 gennaio 2009


Ha bisogno di insulina: scuola non la assiste

Tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno - Dalla Puglia 23/1/2009

POLICORO - Antonietta Orlando, madre di Claudia, una figlia di 5 anni iscritta alla scuola materna, segnala alla «Gazzetta» un problema la cui risoluzione servirebbe non solo alla figlia, ma a tutti i bambini che si trovano nella stessa situazione: la somministrazione di farmaci a scuola a bambini con patologie importanti. «A Milano e in altre città d’Italia la questione è stata risolta, da noi no.Forse siamo di serie B?». A luglio 2008, spiega Antonietta Orlando, «Claudia ha avuto l’esordio del diabete giovanile. Non stava bene, mangiava troppo o poco, beveva molto, dimagriva. Il pediatra, Rocco Leone, con un esame delle urine, individuò la malattia e ci invitò a recarci d’urgenza all’ospedale di Matera. Quando arrivammo la bambina aveva 500 di glicemia. Ha cominciato a fare l’insulina poiché questo tipo di diabete dipende dalla mancata produzione di questo ormone. È andata bene per due mesi, poi ci fu qualche problema. La portammo a Perugia.Ora sta bene». Deve praticare, però, tre volte al giorno l’iniezione di insulina e controllare la glicemia prima di colazione, pranzo e cena, e due ore dopo per evitare ipoglicemia o iperglicemia. Proprio qui sta il problema: «Alle materne c’è la refezione.Claudia vuole pranzare con gli altri bimbi e noi siamo d’accordo per non farla sentire diversa.Così, la mattina le faccio l’insulina.Poi, la porto a scuola e due ore dopo vi ritorno per la glicemia.Alle 12, nuovo rientro per l’insulina come alle 14 per la glicemia.Alle 16 vado a riprenderla». Sarà possibile continuare in questo modo per tutta la vita scolastica, quanto meno dell’obbligo, della bambina?
«Io ho una attività commerciale come mio marito.Ci siamo informati per avere un supporto per la somministrazione dei farmaci in ambito scolastico.Abbiamo scoperto che ci sono linee guida firmate il 25 novembre 2005 dai ministri della Sanità e della Pubblica istruzione in cui è previsto che scuola, Asl, e Comuni, possono stilare un protocollo per inviare a scuola un’infermiera per somministrare i farmaci o per formare personale Ata o insegnanti o utilizzare esponenti di associazioni di volontariato. Abbiamo scritto a queste tre istituzioni il 17 settembre scorso chiedendo che venissero applicate queste linee guida. Ha risposto la Asl dicendo che non erano stati sottoscritti protocolli di integrazione di compiti fra i tre enti». Sono stati sottoscritti, da allora, questi protocolli?
«Mi risulta che c’è stato un incontro tra Asl, Comune, e scuola.La Asl avrebbe spiegato che la risoluzione del problema non era di sua competenza e che non poteva inviare un’infermiera per un solo caso.L’infermiera avrebbe dovuto pagarla la scuola.Scuola che, però, non ha fondi.Il Comune avrebbe proposto, invano, di dividere la spesa anche perché altri genitori avevano fatto identica richiesta per bambini con allergie, epilessia ed altre patologie». Allora? «Il Comune ha chiesto aiuto alle associazioni di volontariato per avere un infermiere a scuola almeno per praticare l’insulina e misurare la glicemia.Nessuno avrebbe risposto pur di fronte ad una contribuzione economica». Le linee guide ministeriali, dunque, non sono applicate in tutta Italia? «Sì.Noi vogliamo sapere, a questo punto, se questi protocolli, di cui abbiamo inviato copia agli enti preposti, valgono per tutti i bambini d’Italia o solo per alcuni.Pretendiamo che Claudia, come ogni bimbo che si trova nella sua situazione, abbia i diritti sanciti dalla legge.Se non succederà nulla, ci rivolgeremo ad un legale. Nostra figlia - conclude Antonietta Orlando - non è di serie B solo perché vive a Policoro e non a Milano».


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