Diabete di tipo 1, rischio di aumento su scala mondiale e cure all’orizzonte
Si è tenuto il 12 ottobre, a Milano, l’incontro scientifico promosso dalla Fondazione Italiana Diabete (Fid), in collaborazione con l’Ospedale Niguarda Cà Granda, sul Diabete di tipo 1, una patologia che colpisce prevalentemente bambini ed adolescenti.
Presenti all’evento, oltre a Federico Bertuzzi , responsabile della Unità Isolamento e Trapianto Isole dell’ Università degli Studi di Milano e Mario Marazzi, responsabile della Banca Tessuti Regione Lombardia, anche una paziente italiana sottoposta nel 2005 a Miami al trapianto di isole pancreatiche e cellule staminali ottenute dal midollo osseo ed oggi in cura presso il Niguarda.
«Entro 5 anni», ha dichiarato Camillo Ricordi, ricercatore, direttore del Diabetes Research Institute e del Centro Trapianti Cellulari dell’Università di Miami nonchè presidente del Comitato scientifico della Fondazione Italiana Diabete, «potrebbe essere individuata una cura, ma non possiamo diffondere false speranze perché il tempo potrebbe essere anche superiore: una nuova cura dipenderà da quanto saremo efficienti nel superare le barriere che frenano innovazione e sviluppo».
Il diabete di tipo 1, a differenza del diabete di tipo 2 (che si manifesta generalmente dopo i 40 anni) è una malattia autoimmune. Il sistema immunitario distrugge le cellule beta del pancreas, l’organo che produce l’insulina. Per questa ragione, il diabete di tipo 1 viene spesso anche definito “insulino-dipendente” : chi ne è affetto non può vivere senza la somministrazione costante di insulina.
«Spesso si presenta in forma silente», ha dichiarato Nicola Zeni, Fondatore e Presidente della Fid, «oltre il 50% delle persone affette dalla malattia non è consapevole della propria condizione che, soprattutto nel caso dei più piccoli, si manifesta spesso senza alcun visibile preavviso».
E’ per questo che la Fondazione Italiana Diabete è impegnata, da tempo su questo fronte convinta che la cura possa rappresentare un contributo fondamentale, anche per i malati di diabete di tipo 2.
m.b.
da
PrimaDaNoi.it
Fonte Portale Diabete