L'emoglobina glicata, nota anche con la sigla HbA1c o semplicemente A1c, è la quantità di emoglobina agganciata a molecole di glucosio. Si tratta da tempo del parametro più usato per diagnosticare il diabete, nonché uno dei valori chiave per impostare la terapia, valutarne l'efficacia e stimare il rischio di complicanze.
Dal 2010 il gruppo di lavoro GLAD (Gruppo di Lavoro A1c Delegati), in linea con quanto è avvenuto in gran parte dei Paesi europei, ha invitato i laboratori di analisi privati e ospedalieri italiani a esprimere i risultati dell’emoglobina glicata standardizzata sia in % (unità allineate DCCT) che in mmol/mol (unità IFCC).
A partire dal primo ottobre 2012 l'emoglobina glicata sarà espressa non più in percentuale ma in millimole per mole (mmol/mol.
Il vantaggio della standardizzazione secondo il sistema di riferimento IFCC è ridurre l’incertezza del risultato finale e ottenere una migliore identificazione anche di piccoli cambiamenti dell’emoglobina glicata.
Per evidenziare che la misura dell’emoglobina glicata sia quindi eseguita correttamente secondo quanto sopra riassunto, è stato proposto a tutti i laboratori che hanno interesse a rimarcare la qualità delle loro misure di emoglobina glicata, di apporre, nel referto, il commento: “Emoglobina glicata-HbA1c standardizzata IFCC-GLAD”.
Questo può portare qualche difficoltà iniziale alle persone con diabete che leggeranno i valori della loro emoglobina glicata non più in percentuale ma in mmol/mol, quindi con un valore a due cifre. La tabella qui sotto aiuta a orientarsi.
In pratica:
- una persona che non ha il diabete avrà una emoglobina glicata compresa fra 20 e 39 mmol/mol
- un valore compreso fra 40 e 47 mmol/mol, pur non potendo essere classificato come diabete, rappresenta comunque una condizione di rischio da monitorare
- valori inferiori a 53 mmol/mol rappresentano nella grande maggioranza dei casi l'obiettivo della terapia
Alcune condizioni possono interferire con il dosaggio dell’emoglobina glicata quali l’anemia emolitica, l’anemia sideropenica, le varianti emoglobiniche, la splenectomia, le trasfusioni o perdite recenti di sangue, l’insufficienza renale, la malaria, il trattamento con eritropoietina o altri farmaci che interagiscono con l’eritropoiesi, l’etilismo cronico, ed in pazienti HIV positivi il trattamento anti-retrovirale.
A nome del Gruppo di lavoro GLAD
Andrea Mosca
(Università degli Studi di Milano)
Annunziata Lapolla
(Università degli Studi di Padova)
Fonte: Diabete Italia