DIABETE: LET’S GET PHYSICAL!
Ecco i consigli per un esercizio fisico ‘DOC’ stilati dal professor Pierpaolo De Feo, direttore del Centro Universitario Ricerca Interdipartimentale Attività Motoria (C.U.R.I.A.MO.) dell’Università di Perugia, centro di riferimento del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e della FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana) per gli atleti con diabete tesserati con le varie federazioni medico-sportive. Il professor De Feo, che è anche un maratoneta, è l’esperto della Società Italiana di Diabetologia (SID) per il tema esercizio fisico e diabete ed è stato fondatore e presidente del Gruppo Attività Fisica SID/AMD.
Sono sempre più numerosi gli studi che indicano che l’esercizio fisico funziona come una vera e propria medicina anti-diabete. Che l’esercizio fisico faccia bene è d’altronde noto a tutti. Meno chiaro è quale forma di esercizio fisico sia realmente benefica per il paziente e per il suo diabete; insomma si continuano a dare indicazioni vaghe di ‘fare più attività fisica’, senza tuttavia arrivare a ‘prescrivere’ l’esercizio fisico, indicandone la durata, l’intensità e la tipologia degli esercizi. Ma presto si potrebbe arrivare ad una ‘prescrizione’ su misura del singolo paziente, anche grazie alla corposa mole di studi che si stanno accumulando sull’argomento. Questo mese ad esempio, la rivista ‘Diabetologia’, organo ufficiale dell’EASD (European Association for the Study of Diabetes), ha pubblicato una metanalisi e un lavoro sui benefici dell’esercizio fisico nel trattamento ma anche nella prevenzione del diabete. Abbiamo chiesto ad uno dei massimi esperti sull’argomento, il professor Pierpaolo De Feo, professore associato di Endocrinologia presso l’università di Perugia ed esperto della Società Italiana di Diabetologia, di farci il punto della situazione su questo argomento che sta prendendo forma giorno per giorno.
Quale importanza riveste l’esercizio fisico nella prevenzione del diabete?
Gli studi di intervento (trial clinici randomizzati) dimostrano che il miglioramento dello stile di vita, inteso come sana alimentazione e regolare attività fisica, comporta una riduzione del 50-60% del rischio di comparsa di diabete in persone ad alto rischio, cioè in quelle che già presentano un’alterazione dell’intolleranza ai carboidrati. Ampi studi come quello finlandese - il Diabetes Prevention Study - dimostrano che per prevenire il diabete è sufficiente camminare 150 minuti alla settimana.
Quale importanza riveste l’esercizio fisico per il trattamento del diabete?
Anche in questo caso gli studi di intervento, tra i quali due italiani, uno dell’Università di Perugia (1) e l’altro dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma (2), hanno dimostrato che l’attività fisica migliora il controllo glicemico e riduce il rischio per malattia cardiovascolare in pazienti con diabete mellito di tipo 2. Alla luce di queste evidenze, le principali Società Scientifiche Internazionali indicano l’esercizio come terapia fondamentale per la cura della malattia diabetica (3,4).
Ma quale attività fisica va ‘prescritta’?
Innanzitutto, bisogna fare una distinzione tra attività ed esercizio fisico. L'attività fisica si identifica con qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che si traduce in un consumo di energia. L'esercizio fisico, invece, è un’attività fisica caratterizzata da contrazioni muscolari strutturate, ripetitive e finalizzate al miglioramento o il mantenimento dello stato di forma fisica. Come per la terapia farmacologica, anche per l’esercizio-terapia è necessario prescrivere il tipo, la giusta dose (intensità , frequenza, volume) e, allo stesso tempo, valutarne i possibili effetti collaterali e le controindicazioni.
IL VADEMECUM PER UN ESERCIZIO FISICO ‘DOC’
A MISURA DI PERSONA CON DIABETE
Quale tipo: sia l’esercizio fisico aerobico, che quello di resistenza per l’aumento della forza muscolare sono indicati nella terapia del diabete di tipo 2. L’esercizio aerobico (es. camminare a passo svelto, corsa, bicicletta, sci da fondo, etc.) serve a ridurre il peso, in particolare la massa grassa addominale, migliora l’efficienza del sistema cardiovascolare (VO2max ovvero il trasporto massimo di ossigeno ai muscoli), il controllo metabolico e riduce i fattori di rischio cardiovascolare. L’esercizio di resistenza (es. sollevamento pesi o esercizi con bande elastiche) serve ad aumentare la forza muscolare e
Alcune patologie associate al diabete e all’obesità possono limitare alcuni tipi di esercizio; in questi casi la ginnastica in acqua o l‘uso di alcuni ergometri (ad esempio ergometro a braccia per chi problemi di
Esiste un tipo di attività fisica più salutare e dunque più adatta per i pazienti con diabete?
Una recente meta-analisi, pubblicata da Daniel Umpierre e altri sulla rivista ‘Diabetologia’, conferma l'importanza della quantità (volume) rispetto all’intensità dell’allenamento aerobico per migliorare il controllo glicemico. Per l'allenamento della forza muscolare il maggior numero di ripetizioni settimanali diventa importante solo se le sedute di allenamento includono anche il lavoro aerobico. In sintesi, la tipologia di allenamento deve essere mista (esercizio aerobico e di resistenza) e maggiore è il volume dell’esercizio fisico, maggiore sarà la riduzione della glicemia. Per quanto riguarda la prevenzione del diabete, lo studio di Henson e colleghi dell’Università di Leicester, pubblicato su Diabetologia, dimostra una maggiore associazione tra le ore di sedentarietà ed il rischio di diabete di tipo 2, rispetto ai minuti di attività fisica moderata/vigorosa. Questo studio conferma i risultati di altri studi epidemiologici, eseguiti sia nell’adulto che nel bambino, che dimostrano come la sedentarietà (ore seduti in ufficio, auto, davanti alla TV, video giochi, etc.) rappresenti il principale fattore di rischio per lo sviluppo di obesità , insulino-resistenza, sindrome metabolica e diabete di tipo 2. La prevenzione più semplice sta nello sfruttare tutte le occasioni utili ad aumentare il dispendio energetico, ad esempio camminando e facendo le scale in ogni occasione possibile.
Alcune persone con diabete hanno paura di incorrere in una crisi ipoglicemica facendo esercizio fisico. E’ un pericolo reale?
Il rischio che ‘un’attività fisica personalizzata possa indurre ipoglicemia in persone con diabete tipo 2 è solitamente trascurabile. Farmaci come la metformina e le incretine, soprattutto se non associati a farmaci ipoglicemizzanti, non aumentano il rischio di ipoglicemia anche a fronte di un aumento dell’attività fisica. Il rischio aumenta, invece, in quei soggetti che assumono sulfoniluree o insulina. Questi pazienti devono controllare la glicemia ogni 30-60 minuti durante la seduta di allenamento per poter introdurre zuccheri semplici (ad esempio bevande zuccherate) si riscontra una tendenza all’ipoglicemia. E’ inoltre opportuno con l’inizio di una regolare attività fisica pianificare con il diabetologo la riduzione della terapia ipoglicemizzante perchà© questo permette il regolare svolgimento di attività fisica anche di carattere sportivo in totale sicurezza. Tipico è l’esempio di noti sportivi con diabete di tipo 1, come la medaglia olimpica d’oro ad Atene nei 50 stile libero maschile Gary Hall e diversi calciatori quali Paul Aaron Scholes del Manchester United e Nicolas Amodio, già centrocampista del Napoli.
L’esercizio fisico fa bene dunque. Ma rende anche felici?
La risposta a questa domanda è in due recenti studi del C.U.R.I.A.M.O.: la dimostrazione che una regolare attività fisica migliora il tono dell’umore e la qualità della vita. I pazienti sono concordi nell’affermare che mentre inizialmente vedevano l’esercizio come un impegno pressochéimpossibile dopo averlo sperimentato lo vivono come un’esperienza piacevole, di cui non si può fare a meno e che migliora il rapporto con se stessi e con gli altri (7).
Il commento del professor Stefano Del Prato, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID)
"Da quanto tempo si parla di prevenzione del diabete? Da anni ormai e nonostante questo anche nel nostro Paese il numero di soggetti che sviluppano la malattia continua ad aumentare. Alimentazione troppo ricca di calorie e poca attività fisica - afferma il professor Stefano Del Prato, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) - sicuramente due fattori che contribuiscono in modo determinante a questo triste fenomeno. Ma forse contribuisce anche la preoccupazione dello sforzo enorme richiesto per ripristinare un peso ideale: ritagliare tempo e energia per attività fisiche che vengono viste come difficili da affrontare e sostenere nel tempo. Ma forse la cosa non è così tragica. I ricercatori dello studio pubblicato su ‘Diabetologia’ suggeriscono che non sono necessari sforzi titanici per ridurre il rischio di diabete e migliorare lo stato di salute. E’ vero, una prolungata e ‘routinaria’ attività sedentaria si associa ad un aumentato rischio di sviluppare diabete ma brevi interruzioni, qualche passo in ufficio, fare la rampa di scale per parlare con il collega del piano di sopra o di sotto, fare un giro intorno alla scrivania di tanto in tanto potrebbe già rappresentare una risorsa incredibile. Interrompere le lunghe ore seduti al tavolo di lavoro (o di svago) potrebbe essere il passo vincente contro il diabete e il rischio cardio-metabolico. Questi risultati sono di grande interesse perchéabbiamo sempre maggior bisogno di sviluppare strategie che possano essere applicate su larga scala per ridurre il rischio di diabete e malattie croniche. Soluzioni di questo tipo potrebbero portare a cambiamenti delle abitudini (se non della strutturazione stessa delle attività lavorative) che sui grandi numeri potrebbero avere impatti inimmaginabili".
BIBLIOGRAFIA
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