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Potenza, 20 aprile 2015


Bimbi diabetici: l’insegnante eroga l’insulina. Da Cesena il progetto sbarca a Ravenna

Una mamma, soprattutto se lavora, non può permettersi di assentarsi un’ora al giorno – in pausa pranzo – per raggiungere il proprio figlio diabetico a scuola ed erogargli l’insulina. Gli infermieri domiciliari, dal canto loro, sono in difficoltà se devono lasciare alla stessa ora l’anziano che stanno seguendo per trasferirsi in mensa e fare lo stesso lavoro: anche perché, nella fretta, non riescono a controllare quanto il bambino, in effetti, mangia. Per tutti questi motivi – e sull’onda della legislazione regionale sull’erogazione dei farmaci a scuola – nel 2008 a Cesena è stato implementato il progetto “Diabete e scuola”, fortemente voluta da Tosca Suprani, responsabile dell’ambulatorio di diabetologia pediatrica Ausl Romagna Cesena. La dottoressa, che parteciperà al laboratorio di cucina in programma sabato 25 aprile nell’ambito della “Diabetes Marathon” (per info clicca qui) sta cercando ora di diffondere il progetto anche a Ravenna, dove qualche bambino ha iniziato già durante l’anno scolastico in corso a usufruirne.
Dottoressa, a Cesena sono gli insegnanti i responsabili della gestione del bambino diabetico: in che modo?
“Dal nido ai primi anni della scuola elementare sono gli insegnanti, formati dalla pediatria di comunità, a erogare l’insulina al bambino. Nel primo periodo di inserimento vengono affiancati dalle mamme. Poi, appena si sentono autonomi, fanno da sé. Sono supportati, in questo, dalle equipe di diabetologia che forniscono gli strumenti tecnologici necessari per calcolare la quantità di insulina da iniettare. In questo lavoro la dietista, Emanuela Ravaioli, ha un compito preciso e importante: preparare per il bambino un vassoio nel quale c’è lo stesso cibo proposto ai compagni, con la differenza che è pesato in base alle quantità dei carboidrati, i quali vengono frazionati. Così il bambino e la famiglia sanno quanto sono i carboidrati contenuti nella pasta, nel pane, nella frutta. Un lavoro utilissimo soprattutto nel caso dei bimbi più piccoli, magari inappetenti o poco interessati al cibo: non consumando tutto il pasto, l’insegnante somministra un po’ di insulina prima del pranzo e via via ne aggiunge dopo, attraverso piccoli boli”.
Oggi, spesso, i bambino diabetici sono dotati di micro-infusore. Nel caso non lo siano, che cosa succede?
“Alcuni bambini hanno l’I-port, una sorta di ago-cannula sottocutaneo che ha in cima una bombetta in plastica che vine forata al posto della pelle. L’ago viene poi cambiato ogni tre o quattro giorni a casa”.
Quanto bambini fanno parte del progetto a Cesena?
“Circa quindici su una cinquantina che seguiamo. Quelli più grandi, che frequentano gli ultimi anni delle elementari o sono già alla medie, sono in grado di provvedere per sé. Perché pranzano a casa o perché, essendo in grado di leggere i numeri a due o tre cifre, sanno erogarsi l’insulina da soli. L’insegnante, a quel punto, sorveglia e basta”.
A Ravenna, dove il progetto ha mosso i suoi primi passi quest’anno, avete incontrato resistenze?
“No, non ci sono stati grossi veti. Il problema, piuttosto, è la vastità del territorio. Ma il lavoro, piano piano, dagli infermieri passerà agli insegnanti. In fondo, se ci pensiamo, sono quelli che hanno sott’occhio tutto il giorno i bambini. Chi, meglio di loro, può occuparsene?”.

Romagna Mamma


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